Illustrazione di uno schermo con una lente d'ingrandimento sopra un documento, rappresentando tecniche SEO per migliorare la visibilità online.

Piccoli Trucchi SEO On-Page che Fanno una Grande Differenza

Categoria: Guide, SEO

Se hai un sito web, probabilmente hai sentito parlare di SEO, quell’insieme di tecniche un po’ misteriose che dovrebbero aiutarti a comparire più in alto nei risultati di Google. Se l’idea ti spaventa un po’, niente paura! Questo articolo è pensato proprio per chi è alle prime armi e vuole scoprire alcuni piccoli trucchi di SEO on-page (cioè le ottimizzazioni da fare direttamente sulle pagine del tuo sito) che possono portare a grandi miglioramenti nella visibilità online. Non servono competenze da programmatore, solo un po’ di attenzione e la voglia di rendere il tuo sito più amico sia dei visitatori che dei motori di ricerca. Iniziamo!

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Trucco #1: Il Titolo della Tua Pagina – Il Tuo Biglietto da Visita per Google e Utenti (Tag Title)

Spiegazione semplice: Cos’è e perché è il re della prima impressione.

Il tag title è quel titolo cliccabile che si vede nei risultati di ricerca di Google e anche nella piccola linguetta in alto nel browser quando una pagina è aperta. È, a tutti gli effetti, la primissima cosa che le persone (e Google stesso!) leggono per farsi un’idea del contenuto di quella pagina. Si può pensare al tag title come al titolo di un libro o di un articolo di giornale: deve essere chiaro, conciso e far capire subito l’argomento principale, anticipando cosa si troverà all’interno. È davvero il biglietto da visita della pagina web.

Il Piccolo Trucco: Come renderlo irresistibile (keyword, lunghezza, unicità).

Per ottimizzare il tag title, l’obiettivo è renderlo chiaro e attraente. Ecco alcuni consigli pratici:

  • Parola chiave all’inizio (o quasi): È una buona pratica cercare di inserire la parola o la frase più importante per quella pagina (la cosiddetta “parola chiave” o “keyword”) il più vicino possibile all’inizio del titolo. Questo aiuta Google a identificare immediatamente l’argomento trattato.
  • Lunghezza giusta: Né troppo lungo, né troppo corto. Generalmente, Google mostra nei suoi risultati i primi 55-60 caratteri di un titolo. Se il titolo è più lungo, verrà tagliato e appariranno dei puntini di sospensione (“…”). È interessante notare che, più che il numero di caratteri, conta lo spazio che occupano in pixel, poiché lettere diverse hanno larghezze diverse (ad esempio, una ‘m’ occupa più spazio di una ‘i’). Esistono strumenti online, spesso chiamati “SERP snippet preview tool”, che permettono di vedere un’anteprima di come apparirà il titolo nei risultati di ricerca.
  • Unico per ogni pagina: Ogni pagina di un sito web ha un contenuto specifico, e quindi anche il suo tag title deve essere unico e descrittivo per quella particolare pagina. Usare lo stesso titolo per più pagine può confondere Google e gli utenti.
  • Chiaro e accattivante: Il titolo deve descrivere accuratamente il contenuto della pagina, ma anche stimolare la curiosità e invogliare l’utente a cliccare. L’uso di parole come “Guida”, “Migliore”, “Come fare”, “Scopri”, “Gratis” o numeri (ad esempio, “10 Consigli per…”) può renderlo più efficace. Non si tratta solo di inserire parole chiave; è un vero e proprio esercizio di micro-copywriting, dove si deve creare un messaggio persuasivo in uno spazio molto limitato per massimizzare i clic.
  • Brand? Sì, ma con giudizio: Se il marchio è conosciuto, può essere utile includerlo nel titolo. Solitamente si inserisce alla fine, separato dal resto del titolo da un simbolo “pipe” (|) (es. “Titolo della Pagina | NomeBrand”). Per la homepage, il brand può anche stare all’inizio. Questo carattere speciale non è solo un separatore, ma aiuta anche visivamente a distinguere le parti del titolo, migliorando la leggibilità nella pagina dei risultati.
  • Niente “keyword stuffing”: È fondamentale evitare di riempire il titolo con una sfilza di parole chiave in modo innaturale (pratica nota come “keyword stuffing”). Il titolo deve sempre suonare logico e leggibile per una persona.

La Grande Differenza: Più clic e migliore comprensione da parte di Google.

Un tag title ben ottimizzato sortisce due effetti principali molto importanti. Primo, comunica efficacemente a Google l’argomento principale della pagina, aiutando il motore di ricerca a classificarla correttamente e a mostrarla agli utenti che effettuano ricerche pertinenti. Secondo, un titolo ben scritto e persuasivo cattura l’attenzione dell’utente nella pagina dei risultati di ricerca, convincendolo a cliccare su quel link piuttosto che su quello di un concorrente. Questo aumento della percentuale di clic (CTR o Click-Through Rate) è un segnale positivo. In sostanza, un buon titolo porta più visitatori qualificati al sito.

Esempi Pratici: Titoli che funzionano vs. Titoli da dimenticare.

Prendiamo come esempio una pagina che vende “torte artigianali alla nocciola”:

  • Cattivo: Torte (Troppo generico, non dice nulla di specifico)
  • Cattivo: Le Migliori Torte Artigianali Nocciola Torta Nocciole Artigianale Shop Online Acquista Ora (Esempio di keyword stuffing, illeggibile e penalizzante)
  • Buono: Torte Artigianali alla Nocciola Fresche | Pasticceria Rossi (Chiaro, contiene la parola chiave principale e il brand)
  • Ottimo: Ordina Torte Artigianali alla Nocciola | Spedizione Rapida | Pasticceria Rossi (Aggiunge un beneficio o un invito all’azione, rendendolo più persuasivo)
  • Altro esempio efficace: Tag Title SEO: cos'è e come si ottimizza (con esempi) | Studio Samo (Chiaro, indica l’argomento, include la keyword “Tag Title SEO” e il brand). Oppure, un titolo che usa la persuasione: Vuoi veramente imparare il web marketing? invece di un semplice Imparare il web marketing.

Trucco #2: La Meta Description – La Tua Vetrina nei Risultati di Ricerca

Spiegazione semplice: A cosa serve quel piccolo testo sotto il titolo.

Subito sotto il tag title, nei risultati di ricerca di Google, si trova un breve testo: quella è la meta description. Si può immaginare come la quarta di copertina di un libro o la descrizione che accompagna un prodotto in una vetrina: fornisce un assaggio più dettagliato di ciò che l’utente troverà cliccando sul link e lo aiuta a decidere se quella pagina fa al caso suo. Funziona come un mini-annuncio pubblicitario per la pagina web all’interno della SERP (Search Engine Results Page, la pagina dei risultati di ricerca).

Il Piccolo Trucco: Scrivere per convincere (keyword, call to action, lunghezza ideale).

Per creare meta description efficaci, è utile seguire questi suggerimenti:

  • Parole chiave, con giudizio: È consigliabile includere le parole chiave più importanti per la pagina, perché se un utente le ha digitate nella sua ricerca, Google le evidenzierà in grassetto nella meta description, facendola risaltare. L’inserimento deve però essere naturale e non forzato.
  • Lunghezza giusta: La lunghezza ideale si aggira intorno ai 150-160 caratteri, spazi inclusi. Se la descrizione è più lunga, Google la taglierà con i puntini di sospensione, mostrando un messaggio incompleto. A volte può capitare che la meta descrizione non si aggiorna come vorremmo; in questi casi, è utile indagare le possibili cause e soluzioni.
  • Chiara e al punto: La descrizione deve spiegare in modo chiaro e conciso cosa l’utente troverà sulla pagina, rispondendo possibilmente al suo intento di ricerca.
  • Invito all’azione (Call to Action – CTA): Quando pertinente, è molto efficace includere un breve invito all’azione per incoraggiare il clic, come ad esempio: “Scopri di più”, “Acquista ora”, “Leggi la guida completa”, “Contattaci per un preventivo”.
  • Unica per ogni pagina: Così come per il tag title, anche la meta description deve essere unica per ogni pagina del sito, riflettendo specificamente il suo contenuto. Descrizioni duplicate o generiche sono da evitare.
  • Stuzzica, non svelare tutto: Una buona meta description deve incuriosire e invogliare l’utente a cliccare per approfondire, senza però rivelare ogni dettaglio. È come il trailer di un film: deve creare aspettativa e comunicare il valore della pagina rapidamente, ma senza raccontare tutta la storia.

La Grande Differenza: Trasformare visualizzazioni in visite.

È importante sottolineare che la meta description, di per sé, non influenza direttamente il posizionamento di una pagina nei risultati di Google. Tuttavia, il suo ruolo è FONDAMENTALE nel convincere gli utenti a cliccare sul link una volta che lo hanno visualizzato. Una meta description ben scritta e persuasiva può “rubare” clic ai concorrenti, anche se questi sono posizionati leggermente più in alto nella SERP. Un tasso di clic (CTR) più elevato è un segnale positivo per Google e, naturalmente, più clic significano più visite al sito.

Anche se a volte Google può decidere di mostrare uno snippet diverso da quello fornito, generandolo autonomamente dal contenuto della pagina, fornire una meta description ben ottimizzata è sempre la strategia migliore. Questo perché, nel migliore dei casi, Google la utilizzerà; nel peggiore, si baserà sul contenuto della pagina (che dovrebbe essere di qualità e ben strutturato) per crearne una, e la description fornita può comunque influenzare positivamente quella generata.

Esempi Pratici: Descrizioni che attirano vs. Descrizioni ignorate.

Riprendendo l’esempio delle “torte artigianali alla nocciola”:

  • Cattiva: Vendiamo torte. Torte buone. Torte alla nocciola. Anche altri dolci. Visita il sito. (Troppo generica, noiosa, poco informativa e ripetitiva)
  • Cattiva: Torte nocciola, torta nocciola, pasticceria nocciola, compra torta nocciola, offerta torta nocciola. (Solo un elenco di parole chiave, nessun appeal per l’utente)
  • Buona: Assapora la nostra squisita torta artigianale alla nocciola, preparata con ingredienti freschi e tanto amore. Ordina online e ricevila comodamente a casa tua in 24 ore! (Descrittiva, mette in luce i benefici e include un invito all’azione)
  • Ottima: Cerchi una torta alla nocciola davvero indimenticabile? Scopri la ricetta segreta della nostra pasticceria. Ingredienti biologici e consegna gratuita. Clicca e gusta! (Usa una domanda per coinvolgere, crea curiosità, elenca benefici chiari e ha una CTA efficace)

Per la homepage di un sito, la meta description dovrebbe “vendere” il brand nel suo complesso, spiegando cosa fa l’azienda o il blog e cosa ha da offrire. Per un post di un blog, invece, dovrebbe far capire cosa l’utente imparerà leggendo l’articolo, rispondendo a un suo bisogno informativo.

Illustrazione che rappresenta l'importanza del tag H1 per l'ottimizzazione SEO all'interno di una finestra di browser colorata.

Trucco #3: Organizza le Tue Idee con Stile – Gli Header Tag (H1, H2,…)

Spiegazione semplice: H1 come il titolo del tuo “libro”, H2 come i capitoli.

Gli header tag (o tag di intestazione), che vanno da H1 a H6, sono elementi HTML utilizzati per strutturare il contenuto di una pagina web, un po’ come si fa con i titoli e i sottotitoli in un libro o in un articolo di giornale.

  • Il tag H1 è il titolo principale della pagina, il più importante. Ogni pagina dovrebbe averne uno solo. La sua funzione è quella di comunicare in modo chiaro e immediato l’argomento generale trattato in quella pagina.
  • I tag H2 sono come i titoli dei capitoli: suddividono l’argomento principale introdotto dall’H1 in sezioni più piccole, logiche e facilmente comprensibili.
  • I tag H3 sono utilizzati per i sottotitoli all’interno delle sezioni H2, gli H4 per i sottotitoli degli H3, e così via, creando una gerarchia.

Il Piccolo Trucco: Un solo H1 e una gerarchia logica con gli H2.

Per utilizzare al meglio gli header tag, è bene tenere a mente queste indicazioni:

  • Un solo H1 per pagina: Come un libro ha un solo titolo principale, così una pagina web dovrebbe avere un unico tag H1. Questo H1 dovrebbe idealmente contenere la parola chiave principale della pagina e riflettere il contenuto del tag title, anche se non devono essere necessariamente identici. L’H1, essendo visibile direttamente sulla pagina, può avere un tono leggermente più discorsivo o colloquiale rispetto al tag title, che è pensato per la SERP e le linguette del browser.
  • Gerarchia logica: È fondamentale seguire una struttura gerarchica corretta. Si inizia con l’H1, poi si usano gli H2 per i sotto-argomenti principali. Se una sezione H2 necessita di ulteriori suddivisioni, si usano gli H3, e così via. È importante non “saltare” i livelli (ad esempio, passare da un H1 direttamente a un H3 senza un H2 intermedio).
  • Chiarezza e parole chiave: Anche i tag H2 (e i successivi H3, H4, ecc.) dovrebbero essere chiari, concisi e, quando pertinente e naturale, possono contenere parole chiave secondarie o correlate all’argomento della sezione che introducono. È consigliabile evitare intestazioni molto lunghe; una lunghezza massima di circa 60 caratteri, simile a quella del tag title, può essere una buona linea guida anche per l’H1.
  • Non per lo stile, ma per la struttura: È un errore comune utilizzare gli header tag semplicemente per modificare l’aspetto del testo (ad esempio, per renderlo più grande o in grassetto). Gli header tag hanno uno scopo primariamente strutturale e semantico. Per le modifiche stilistiche, è corretto utilizzare i CSS (fogli di stile).
  • Accessibilità: Una corretta gerarchia degli header tag è cruciale per l’accessibilità del sito. Gli utenti che utilizzano screen reader (lettori di schermo, ad esempio persone con disabilità visive) si basano su queste intestazioni per navigare il contenuto della pagina in modo efficiente e comprenderne la struttura.

La Grande Differenza: Testi più leggibili per le persone e per Google.

L’uso corretto degli header tag apporta benefici significativi sia agli utenti che ai motori di ricerca. Per i visitatori, una buona struttura di intestazioni rende il testo molto più facile da leggere e da “scansionare”. Le persone spesso non leggono ogni singola parola di una pagina web, ma scorrono velocemente i titoli e i sottotitoli per individuare le sezioni di loro interesse.

Per Google (e altri motori di ricerca), gli header tag chiariscono la struttura gerarchica del contenuto e l’importanza relativa dei vari argomenti trattati nella pagina, aiutandoli a comprendere meglio il tema generale e a indicizzare la pagina in modo più accurato.

Esempi Pratici: Strutture chiare vs. Strutture confuse.

Immaginiamo di scrivere un articolo sulla “Cura delle piante da appartamento”:

  • Struttura Cattiva:
    • <h1>Piante da interno</h1>
    • <h4>Consigli per l'annaffiatura</h4> (Salta da H1 a H4)
    • <h2>L'importanza della luce</h2>
    • <h1>Altri suggerimenti utili</h1> (Secondo H1 sulla stessa pagina!)
  • Struttura Buona:
    • <h1>Guida Completa alla Cura delle Piante da Appartamento</h1>
      • <h2>Scegliere la Pianta Giusta per la Tua Casa</h2>
      • <h2>L'Importanza della Luce Solare Adeguata</h2>
        • <h3>Piante che Amano il Sole Diretto</h3>
        • <h3>Piante Ideali per Angoli Poco Luminosi</h3>
      • <h2>Come e Quando Annaffiare Correttamente</h2>
        • <h3>Errori Comuni nell'Annaffiatura</h3>
      • <h2>Il Terriccio Ideale: Consigli e Trucchi</h2>

Un altro esempio potrebbe essere la struttura di un album musicale: l’H1 sarebbe il titolo dell’album, gli H2 i titoli delle singole canzoni, e gli H3 potrebbero essere usati per sezioni specifiche all’interno di una canzone, come i testi o i crediti.

Trucco #4: Parla la Lingua dei Tuoi Utenti (e di Google) – L’Uso Naturale delle Parole Chiave

Spiegazione semplice: Le parole magiche che ti fanno trovare.

Le “parole chiave” (o keyword) sono i termini e le frasi che le persone digitano su Google (o altri motori di ricerca) quando cercano informazioni, prodotti o servizi. Ad esempio, se una persona cerca “ricette facili per dolci al cioccolato”, quella frase è una parola chiave. Se il tuo sito offre contenuti o prodotti relativi a “miele biologico”, allora “miele biologico” è una delle tue parole chiave principali. Utilizzare queste parole chiave all’interno dei testi del tuo sito aiuta Google a capire che le tue pagine sono pertinenti per quelle specifiche ricerche e, di conseguenza, a mostrarle agli utenti interessati.

Il Piccolo Trucco: Inserirle con naturalezza, senza esagerare (addio keyword stuffing!).

L’arte sta nell’integrare le parole chiave in modo efficace e, soprattutto, naturale:

  • Naturalezza prima di tutto: Le parole chiave (sia quelle principali che quelle secondarie o correlate) devono essere inserite nel testo, nei titoli (H1, H2, ecc.), nelle meta description e in altri elementi della pagina in modo che il discorso risulti fluido, logico e piacevole da leggere per una persona. Bisogna scrivere prima per le persone e poi per i motori di ricerca. Immagina di spiegare l’argomento a un amico: useresti un linguaggio naturale.
  • Varietà è bellezza: Google è diventato molto bravo a capire il significato e il contesto di una pagina, andando oltre la semplice corrispondenza esatta delle parole chiave. È quindi utile utilizzare sinonimi, variazioni della parola chiave e frasi correlate (a volte chiamate parole chiave LSI – Latent Semantic Indexing). Ad esempio, se la parola chiave è “tè verde”, si possono usare anche espressioni come “infuso di tè verde”, “bevanda salutare”, “proprietà del tè verde”. Questo arricchisce il contenuto e lo rende meno monotono. Questo approccio riflette la capacità di Google di comprendere l’intento dell’utente e il significato semantico del testo.
  • No al “Keyword Stuffing”: Bisogna assolutamente evitare di riempire la pagina con la stessa parola chiave ripetuta all’infinito e in modo forzato (pratica nota come “keyword stuffing”). Questo non solo rende il testo illeggibile e fastidioso per gli utenti, ma è anche una pratica penalizzata da Google, che può portare a un declassamento nei risultati di ricerca o persino alla rimozione della pagina dall’indice.
  • Dove metterle strategicamente? Oltre al corpo del testo, le parole chiave dovrebbero apparire, sempre in modo naturale, nel tag title, nella meta description, negli header tag (H1, H2), nell’alt text delle immagini e, se possibile, negli URL.
  • Comprendere l’intento di ricerca: Sapere quali parole chiave utilizzare e come farlo in modo naturale deriva da una comprensione di cosa cercano gli utenti e perché. Per chi è alle prime armi, un buon punto di partenza è pensare a come loro stessi cercherebbero quel prodotto, servizio o informazione su Google. Anche se la ricerca approfondita delle parole chiave è un argomento più vasto, questo approccio intuitivo è un ottimo inizio.

La Grande Differenza: Essere trovati per le ricerche giuste.

Utilizzare le parole chiave corrette e nel modo giusto è come fornire le indicazioni stradali precise per far arrivare gli utenti (e Google) alla tua pagina web. Se questa operazione è fatta bene, il sito attirerà visitatori realmente interessati a ciò che offre, aumentando la probabilità che trovino quello che cercano e che compiano l’azione desiderata (un acquisto, una richiesta di contatto, la lettura di un articolo, ecc.). Si tratta di farsi trovare da un pubblico pertinente.

Esempi Pratici: Testo che fluisce vs. Testo forzato.

Consideriamo la parola chiave: “idraulico urgente Milano”.

  • Cattivo (Keyword Stuffing): “Cerchi un idraulico urgente Milano? Il nostro idraulico urgente Milano è il miglior idraulico urgente Milano che puoi trovare. Per tutte le emergenze idraulico urgente Milano, chiama il nostro servizio idraulico urgente Milano.” (Questo testo è chiaramente innaturale, ripetitivo e fastidioso da leggere).
  • Buono: “Hai un’emergenza idraulica a Milano e necessiti di un intervento rapido? Il nostro servizio di idraulico urgente è attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per risolvere problemi come perdite d’acqua, scarichi intasati e guasti all’impianto. Contattaci subito per un pronto intervento idraulico professionale a Milano e provincia.” (La parola chiave è presente, ma integrata in un testo utile, scorrevole e che risponde a un bisogno specifico dell’utente).

A volte, alcune parole chiave identificate durante la ricerca possono avere una sintassi un po’ strana (ad esempio, “jacuzzi vasca idromassaggio”) che le rende difficili da usare in modo perfettamente naturale in una frase. In questi casi, è meglio privilegiare la leggibilità e la naturalezza del testo, piuttosto che forzare l’inserimento esatto della keyword a scapito della qualità.

Un megafono accanto a una montagna innevata, con colori vivaci che esprimono energia e creatività.

Trucco #5: Anche le Immagini Parlano la Lingua della SEO – Ottimizzazione Immagini

Spiegazione semplice: Alt text e nomi dei file, questi sconosciuti (utili!).

Le immagini sono fondamentali per rendere un sito web visivamente accattivante e per spezzare il testo, ma spesso si trascura il fatto che possono anche contribuire significativamente alla SEO. Ci sono due aspetti principali, spesso poco conosciuti dai neofiti, da curare per ottimizzare le immagini:

  • Alt Text (o Testo Alternativo): È una breve descrizione testuale che si associa a un’immagine. La sua funzione primaria è quella di descrivere l’immagine agli utenti che non possono vederla, ad esempio perché utilizzano un lettore di schermo (come le persone non vedenti o ipovedenti) o perché l’immagine, per qualche motivo tecnico, non si carica correttamente sulla pagina.
  • Nome del File: Anche il nome che si dà al file dell’immagine prima di caricarlo sul sito è importante. Invece di lasciare nomi generici assegnati dalla fotocamera (es. “IMG_1234.jpg” o “DSC00523.png”), è bene utilizzare un nome descrittivo, che aiuti Google e gli altri motori di ricerca a capire il soggetto dell’immagine.

Il Piccolo Trucco: Descrizioni chiare nell’alt text, nomi file parlanti con trattini.

Ottimizzare questi due elementi è più semplice di quanto sembri:

  • Alt Text:
    • Descrizione breve e precisa: L’alt text dovrebbe descrivere l’immagine in modo conciso ma accurato. Una buona linea guida è non superare i 125 caratteri.
    • Parole chiave (con naturalezza): Se pertinente e se aiuta a descrivere meglio l’immagine nel contesto della pagina, si può includere una parola chiave, ma sempre senza forzature o keyword stuffing.
    • Evitare “immagine di…” o “foto di…”: Google e i lettori di schermo sanno già che si tratta di un’immagine, quindi è superfluo specificarlo nell’alt text.
    • Immagini decorative: Se un’immagine è puramente decorativa e non aggiunge alcuna informazione significativa al contenuto (ad esempio, un elemento grafico di sfondo), è prassi corretta lasciare l’attributo alt vuoto (alt=""). Questo indica ai lettori di schermo di ignorare l’immagine.
    • Immagini come link: Un caso particolare è quando un’immagine è utilizzata come link. In questa situazione, l’alt text dovrebbe descrivere la destinazione del link (cioè, cosa troverà l’utente cliccando) piuttosto che l’aspetto visivo dell’immagine stessa. Questo è un dettaglio importante che va oltre la semplice descrizione visiva.
  • Nome del File:
    • Descrittivo e con parole chiave: Utilizzare parole che descrivono il contenuto dell’immagine, idealmente includendo parole chiave pertinenti.
    • Separare le parole con trattini: Usare i trattini (-) per separare le parole nel nome del file (es. torta-alle-nocciole-fatta-in-casa.jpg). Evitare gli underscore (_) o gli spazi.
    • Tutto in minuscolo: È buona norma utilizzare solo lettere minuscole per i nomi dei file.
  • Dimensioni e Formato:
    • Compressione: Comprimere le immagini prima di caricarle sul sito è cruciale per ridurne il peso in termini di kilobyte. Immagini più leggere si caricano più velocemente, migliorando la velocità generale del sito. Per chi desidera approfondire, esistono migliori pratiche per l’ottimizzazione delle immagini per siti web mobili che possono fare una grande differenza.
    • Formati moderni: Utilizzare formati di immagine moderni ed efficienti come WebP può offrire una buona qualità visiva con dimensioni di file inferiori rispetto ai formati più vecchi come JPG o PNG.

L’ottimizzazione delle immagini è un perfetto esempio di come aspetti tecnici (compressione, nomi file), di contenuto (pertinenza dell’immagine e dell’alt text) e di accessibilità si incontrino e lavorino insieme per un risultato migliore.

La Grande Differenza: Accessibilità e immagini che aiutano il tuo ranking.

Curare l’ottimizzazione delle immagini porta molteplici vantaggi. Innanzitutto, rende il sito più accessibile a tutti gli utenti, inclusi quelli con disabilità visive, il che è un aspetto etico e qualitativo fondamentale. In secondo luogo, aiuta Google a comprendere meglio il contenuto visuale delle pagine, specialmente se le immagini sono pertinenti all’argomento trattato. Questo può portare a un migliore posizionamento nella ricerca per immagini di Google, una fonte di traffico spesso sottovalutata. Infine, immagini ottimizzate e leggere contribuiscono significativamente a migliorare la velocità di caricamento del sito, un fattore che piace sia agli utenti (che tendono ad abbandonare i siti lenti) sia a Google, che lo considera un segnale di ranking.

Esempi Pratici: Immagini ottimizzate vs. Immagini “mute”.

Consideriamo l’immagine di un gatto nero che dorme su un cuscino rosso.

  • Cattivo:
    • Nome file: DSC00523.jpg (Generico, non descrittivo)
    • Alt text: gatto (Troppo vago) o, peggio ancora, lasciato vuoto
  • Buono:
    • Nome file: gatto-nero-dorme-cuscino-rosso.jpg (Descrittivo, con trattini, minuscolo)
    • Alt text: Gatto nero che dorme pacificamente su un morbido cuscino rosso. (Descrive l’immagine in modo chiaro e conciso)

Altro esempio, per una cheesecake alla fragola:

  • Cattivo Alt Text: foto di una cheesecake
  • Buono Alt Text: cheesecake alla fragola
  • Ottimo Alt Text: cheesecake alla fragola con ciuffo di panna montata e una fragola fresca

Trucco #6: L’Indirizzo della Tua Pagina – URL Semplici e Significativi

Spiegazione semplice: L’importanza di un indirizzo web chiaro.

L’URL (Uniform Resource Locator) è, in parole povere, l’indirizzo web di una specifica pagina (quello che si digita o si vede nella barra degli indirizzi in alto nel browser, ad esempio www.nomesito.it/contatti). Avere un URL chiaro, semplice e descrittivo è come fornire un’indicazione stradale facile da seguire: aiuta sia le persone che i motori di ricerca come Google a capire immediatamente dove si trovano e di cosa tratta la pagina, ancora prima di visualizzarne il contenuto. La semplicità è apprezzata da tutti.

Il Piccolo Trucco: URL brevi, descrittivi, con parole chiave e trattini.

Per creare URL “SEO-friendly”, cioè amichevoli per i motori di ricerca e per gli utenti, ecco alcune regole d’oro:

  • Semplici e leggibili: Evitare URL che contengono codici strani, lunghe stringhe di numeri incomprensibili, parametri di sessione (?sessionid=...) o caratteri speciali come %, &, $, =. Questi URL “sporchi” o “dinamici” sono difficili da leggere, da ricordare e da condividere, e possono anche creare problemi di contenuti duplicati se la stessa pagina è accessibile tramite URL con parametri leggermente diversi.
  • Parole chiave (con moderazione): È una buona pratica includere nell’URL una o due parole chiave principali che descrivono il contenuto della pagina. Questo fornisce un ulteriore indizio sull’argomento sia agli utenti che ai motori di ricerca. Ma, come sempre, senza esagerare con il keyword stuffing.
  • Trattini per separare le parole: Utilizzare i trattini (-) per separare le parole all’interno dell’URL (es. come-cucinare-la-pasta). Google interpreta i trattini come separatori di parole, mentre gli underscore (_) potrebbero portare Google a unire le parole.
  • Sempre lettere minuscole: È una convenzione standard e una best practice utilizzare esclusivamente lettere minuscole negli URL. L’uso di maiuscole può creare confusione e, in alcuni server, portare a URL distinti per lo stesso contenuto, causando problemi di duplicazione.
  • Brevi ma significativi: In generale, più un URL è corto, meglio è, purché rimanga descrittivo. URL troppo lunghi sono difficili da gestire e da condividere. Una buona lunghezza si attesta generalmente sotto i 100-115 caratteri, con un ideale tra i 50 e i 60 caratteri.
  • Struttura logica con le cartelle: Se il sito ha una struttura a categorie (ad esempio, un blog con diverse sezioni o un e-commerce con categorie di prodotti), è utile che questa struttura si rifletta nell’URL (es. www.nomesito.it/blog/titolo-articolo o www.nomesito.it/scarpe/modello-scarpa). Questo aiuta a capire l’architettura dell’informazione del sito. Tuttavia, è bene non creare troppi livelli di sottocartelle, per mantenere l’URL relativamente breve e la struttura di navigazione “superficiale” (pagine raggiungibili in pochi clic). Per chi utilizza WordPress, capire cosa sono i permalink e come modificarli è fondamentale per gestire al meglio questa struttura.
  • Evitare le “stop words” (se possibile e sensato): Le stop words sono parole comuni come “e”, “il”, “un”, “di”, “a”. A volte, per rendere l’URL più conciso, queste parole possono essere omesse, a condizione che l’URL rimanga comprensibile e leggibile. Ad esempio, invece di /come-fare-una-torta-al-cioccolato, si potrebbe usare /fare-torta-cioccolato.

La struttura degli URL, quindi, non è solo una questione estetica, ma riflette l’organizzazione interna del sito. URL logici e ben strutturati sono spesso indice di un sito ben organizzato nel suo complesso.

La Grande Differenza: Facilità per gli utenti e migliore scansione per Google.

URL ben costruiti migliorano significativamente l’esperienza dell’utente: sono più facili da leggere, da capire, da ricordare e da condividere sui social media o via email. Un URL chiaro e descrittivo infonde maggiore fiducia e professionalità.

Per Google e gli altri motori di ricerca, URL parlanti aiutano a comprendere meglio l’argomento della pagina e la struttura generale del sito, facilitando il processo di scansione e indicizzazione. Anche se considerato un fattore di ranking minore, un buon URL contribuisce positivamente all’ottimizzazione complessiva.

Esempi Pratici: URL chiari vs. URL incomprensibili.

Consideriamo una pagina che offre “ricette facili per dolci al cioccolato”:

  • Cattivo: www.nomesito.it/index.php?id_pagina=789&cat=2&tipo=ric&source=email (Incomprensibile, pieno di parametri)
  • Cattivo: www.nomesito.it/ricette_facili_per_i_tuoi_dolci_al_cioccolato_preferiti_da_fare_subito_a_casa_tua.html (Troppo lungo, uso di underscore invece di trattini)
  • Buono: www.nomesito.it/ricette/dolci-cioccolato-facili (Breve, descrittivo, usa trattini e una struttura a cartella)
  • Ottimo: www.nomesito.it/blog/ricette-dolci-cioccolato-facili (Se la pagina fa parte di un blog, l’aggiunta della cartella /blog/ fornisce ulteriore contesto sulla sua natura)

Un esempio di URL ben strutturato è: https://www.sistrix.it/chiedi-a-sistrix/ottimizzazione-onpage/codici-di-stato/redirect-301. Questo URL comunica chiaramente il dominio, la sezione del sito e l’argomento specifico della pagina.

Illustrazione che rappresenta l'importanza dei link interni nel migliorare la navigazione e la SEO di un sito web.

Trucco #7: Crea una Rete nel Tuo Sito – La Potenza dei Link Interni

Spiegazione semplice: Collegare le tue pagine tra loro.

I link interni sono semplicemente dei collegamenti ipertestuali che conducono da una pagina di un sito web a un’altra pagina dello stesso sito web. Immagina di leggere un articolo su un blog e di trovare una parola o una frase cliccabile che, una volta premuta, ti porta a un’altra pagina di approfondimento su quell’argomento specifico, ma sempre rimanendo all’interno dello stesso dominio: quello è un link interno.

Il Piccolo Trucco: Linkare contenuti correlati usando un testo descrittivo (anchor text).

Per sfruttare al meglio i link interni, è bene seguire alcune semplici ma efficaci strategie:

  • Testo del link (Anchor Text) descrittivo: Il testo cliccabile di un link, noto come “anchor text”, è estremamente importante. Invece di utilizzare frasi generiche e poco informative come “clicca qui” o “leggi di più”, è fondamentale usare un anchor text che descriva chiaramente il contenuto della pagina di destinazione. Idealmente, l’anchor text dovrebbe contenere parole chiave pertinenti all’argomento della pagina linkata. Ad esempio, se si sta linkando una pagina che parla di “ricette di torte vegane”, un buon anchor text potrebbe essere “scopri le nostre ricette di torte vegane” o semplicemente “torte vegane”. Questa è un’opportunità SEO spesso sottovalutata dai principianti.
  • Pertinenza e contesto: I link interni dovrebbero collegare pagine che trattano argomenti correlati o complementari. Questo non solo aiuta gli utenti a trovare facilmente ulteriori informazioni utili e ad approfondire i temi di loro interesse, ma segnala anche a Google che il sito possiede una certa autorevolezza e completezza su quegli specifici argomenti.
  • Non esagerare: Sebbene i link interni siano utili, è bene non abusarne. Un numero eccessivo di link interni su una singola pagina può risultare confusionario per l’utente e diluire l’importanza di ciascun link. È meglio inserirli dove sono realmente utili e apportano valore.
  • Linkare le pagine importanti: È una buona strategia utilizzare i link interni per dare maggiore “visibilità” e “forza” alle pagine più importanti del sito (ad esempio, le pagine principali dei servizi, i prodotti di punta, gli articoli pilastro del blog) linkandole da altre pagine pertinenti.
  • Non “aprire in una nuova scheda” (generalmente): Per i link interni, è preferibile che la pagina di destinazione si apra nella stessa scheda del browser. Aprire link interni in una nuova scheda può interrompere il flusso di navigazione dell’utente all’interno del sito e aumentare la frequenza di rimbalzo percepita per la singola pagina. L’apertura in una nuova scheda è più indicata per i link esterni (che puntano ad altri siti).
  • Strategie di linking interno (Pillar Page e Topic Cluster): Per chi vuole fare un passo in più, esistono strategie di linking interno più strutturate, come quella delle “pillar page” (pagine pilastro) e dei “topic cluster” (gruppi di argomenti). Questa tecnica prevede la creazione di una pagina principale molto completa e autorevole su un argomento ampio (la pillar page) e diverse pagine secondarie (i cluster) che approfondiscono sotto-temi specifici, tutte collegate tra loro e alla pillar page. Questo tipo di struttura non solo migliora l’esperienza utente, ma comunica a Google una forte autorità tematica del sito su quell’argomento.

La Grande Differenza: Migliore navigazione, più valore alle pagine importanti.

I link interni apportano numerosi benefici. Innanzitutto, migliorano l’esperienza di navigazione per i visitatori, permettendo loro di esplorare il sito più facilmente, scoprire contenuti correlati e rimanere più a lungo sulle pagine. Questo può portare a una riduzione della frequenza di rimbalzo e a un maggiore coinvolgimento.

Per Google, i link interni sono fondamentali per comprendere la struttura del sito, le relazioni tra le diverse pagine e quali sono le pagine più rilevanti. Inoltre, i link interni contribuiscono a distribuire l'”autorevolezza” (spesso chiamata “Link Juice” o “PageRank”) tra le pagine del sito. Questo significa che una pagina con molta autorevolezza può, tramite un link interno, passare parte di questa “forza” a un’altra pagina, aiutandola a migliorare il suo posizionamento.

Esempi Pratici: Link utili vs. Link casuali.

  • Cattivo: All’interno di un articolo che parla delle “migliori spiagge della Sardegna”, inserire un link con anchor text “per saperne di più, clicca qui” che porta a una pagina del sito che tratta di “come preparare la pizza fatta in casa”. Questo link è irrilevante per il contesto e confonde l’utente.
  • Buono: Nello stesso articolo sulle spiagge della Sardegna, quando si menziona una specifica località come “Cala Goloritzè”, rendere il testo “Cala Goloritzè” un link cliccabile che porta a una pagina di approfondimento dedicata esclusivamente a quella spiaggia, con informazioni dettagliate, fotografie, indicazioni su come raggiungerla, ecc..
  • Buono (esempio di topic cluster): Un sito di yoga potrebbe avere una “pillar page” intitolata “Guida completa ai 7 Chakra”. Da questa pagina, ci sarebbero link interni verso “cluster post” più specifici, come “Muladhara: il Chakra della Radice”, “Anahata: il Chakra del Cuore”, e così via. Ogni cluster post, a sua volta, linkerebbe di nuovo alla pillar page.

Trucco #8: Scrivi per Farti Leggere (e Amare) – La Leggibilità del Contenuto

Spiegazione semplice: Perché un testo facile da leggere vince sempre.

Immagina di entrare in una stanza disordinata, piena di oggetti accatastati alla rinfusa: sarebbe difficile e frustrante trovare quello che cerchi, vero? Lo stesso principio si applica a un testo scritto male. Se una pagina web si presenta come un “muro di parole” denso, complicato e difficile da decifrare, è molto probabile che i visitatori si scoraggino e abbandonino la pagina rapidamente. La leggibilità del contenuto si riferisce proprio a quanto sia facile per un lettore comprendere il testo scritto. Significa scrivere in modo chiaro, semplice, ben organizzato e visivamente gradevole, in modo che sia i visitatori che i motori di ricerca possano afferrare facilmente il messaggio.

Il Piccolo Trucco: Frasi e paragrafi brevi, elenchi puntati, linguaggio semplice.

Migliorare la leggibilità non richiede doti da scrittore professionista, ma l’applicazione di alcune semplici accortezze:

  • Frasi corte e dirette: Evitare periodi eccessivamente lunghi, complessi e pieni di subordinate. Privilegiare frasi concise che esprimano un concetto in modo chiaro.
  • Paragrafi brevi: Suddividere il testo in blocchi più piccoli e gestibili. Idealmente, ogni paragrafo dovrebbe sviluppare una singola idea o concetto. Questo crea pause visive e rende il testo meno intimidatorio.
  • Elenchi puntati e numerati: Sono perfetti per presentare liste di informazioni, passaggi di un processo o caratteristiche di un prodotto/servizio. Rendono le informazioni più schematiche, facili da scansionare e da memorizzare.
  • Linguaggio semplice e chiaro: Utilizzare parole comuni e di facile comprensione per il pubblico di riferimento. Evitare il gergo tecnico o specialistico a meno che non sia strettamente necessario; se lo si usa, è bene fornire una breve spiegazione.
  • Uso efficace di titoli e sottotitoli (H2, H3, ecc.): Come già discusso, gli header tag sono fondamentali per organizzare il testo in sezioni logiche, guidando il lettore attraverso il contenuto e migliorandone la scansionabilità.
  • Grassetto e corsivo (con moderazione): Utilizzare il grassetto o il corsivo per evidenziare parole chiave, concetti importanti o frasi significative può aiutare il lettore a cogliere rapidamente i punti salienti. È importante, però, non abusarne per non appesantire la lettura.
  • Spazio bianco (Whitespace): Non bisogna avere timore di lasciare spazi vuoti adeguati tra paragrafi, immagini ed altri elementi della pagina. Lo spazio bianco “fa respirare” il testo, migliora l’organizzazione visiva e riduce l’affaticamento del lettore.
  • Font leggibili e dimensioni adeguate: Scegliere caratteri tipografici (font) chiari, ben disegnati e adatti alla lettura su schermo. Anche la dimensione del carattere è importante: non deve essere troppo piccolo da affaticare la vista. Un buon contrasto tra il colore del testo e quello dello sfondo è altrettanto cruciale.
  • Scrivere per la “scansione”: È un concetto chiave per il web. Molti utenti non leggono le pagine parola per parola, ma le “scansionano” rapidamente con lo sguardo alla ricerca delle informazioni che interessano loro. Strutturare il testo con titoli, elenchi, grassetti e paragrafi brevi facilita questa modalità di lettura, aumentando le probabilità che l’utente trovi ciò che cerca e si soffermi più a lungo.

La leggibilità è, in essenza, la base dell’usabilità del contenuto. Se un testo non è leggibile, non può essere veramente utile, indipendentemente dal valore intrinseco delle informazioni che contiene.

La Grande Differenza: Utenti più felici e più tempo speso sulla pagina.

Un testo facile e piacevole da leggere ha un impatto diretto sull’esperienza dell’utente: lo mantiene “incollato” alla pagina, riduce la probabilità che la abbandoni prematuramente (diminuendo il cosiddetto “tasso di rimbalzo” o bounce rate) e, in generale, rende la navigazione sul sito più soddisfacente.

Google e gli altri motori di ricerca prestano attenzione a questi segnali. Se gli utenti apprezzano i contenuti di un sito, trascorrono più tempo su di esso e interagiscono positivamente, anche Google tenderà a considerare quel sito di maggiore qualità e rilevanza.

Esempi Pratici: Testo scorrevole vs. Muro di testo.

Immaginiamo di dover scrivere le istruzioni per montare un mobile:

  • Cattivo (Muro di testo illeggibile):“Prendere il pannello laterale sinistro identificato con la lettera A e allinearlo perpendicolarmente al pannello base B assicurandosi che i fori preforati per le viti siano correttamente orientati verso l’interno della struttura quindi procedere con l’inserimento delle viti autofilettanti tipo C nei suddetti fori utilizzando un cacciavite a stella di misura media preferibilmente un PH2 avendo cura di non stringere eccessivamente le viti in questa fase iniziale per non rischiare di danneggiare il materiale laminato composito e successivamente ripetere l’intera operazione speculare per il pannello laterale destro D prestando la massima attenzione all’orientamento di tutti i pannelli come specificato nello schema tecnico allegato alla documentazione di montaggio consultabile a pagina 3 sezione D punto 1.” (Un vero incubo da leggere e da seguire!)
  • Buono (Testo scorrevole e ben strutturato):Passo 1: Preparazione dei Pannelli Laterali
    • Prendi il pannello laterale sinistro (A) e il pannello base (B).
    • Assicurati che i fori per le viti su entrambi i pannelli siano rivolti verso l’interno.
    Passo 2: Assemblaggio Iniziale
    • Avvicina il pannello A al pannello B, allineando i fori.
    • Inserisci le viti (tipo C) nei fori corrispondenti.
    • Utilizza un cacciavite a stella (misura media, es. PH2).
    • Attenzione: Avvita delicatamente senza stringere troppo per ora.
    Passo 3: Ripeti per l’Altro Lato
    • Esegui gli stessi passaggi per il pannello laterale destro (D).
    • Consiglio: Controlla sempre lo schema di montaggio (pagina 3, sezione D.1) per verificare il corretto orientamento dei pezzi.

La differenza è abissale: il secondo esempio è molto più facile da capire e da seguire, grazie all’uso di titoli, elenchi puntati, frasi brevi e indicazioni chiare.

Illustrazione di un laptop con una pagina web e un razzo che decolla, rappresenta l'importanza della velocità per il SEO dei siti web.

Bonus: Non Far Aspettare i Tuoi Visitatori! (Un Cenno alla Velocità)

A nessuno piace aspettare, specialmente quando si naviga su Internet. Un sito web lento è una delle principali cause di frustrazione per gli utenti e può spingerli ad abbandonare la pagina prima ancora che si sia caricata completamente. La velocità di caricamento di un sito è un fattore importante sia per l’esperienza utente sia per la SEO. Se noti che il tuo sito WordPress è lento, è importante capire dove guardare per identificare le cause e trovare soluzioni.

Il Piccolo Trucco:

Due semplici azioni possono contribuire a rendere un sito più veloce:

  1. Immagini leggere: Come già accennato nel trucco sull’ottimizzazione delle immagini, comprimerle per ridurne le dimensioni in kilobyte è fondamentale. File di immagini più piccoli si traducono direttamente in tempi di caricamento più rapidi.
  2. Caching (il tuo aiutante segreto): Il caching è una tecnica che permette di “memorizzare” temporaneamente alcune parti di un sito web (come immagini, file CSS e JavaScript) sul computer dell’utente o su un server intermedio. In questo modo, quando l’utente visita nuovamente il sito o naviga tra le sue pagine, molti elementi non devono essere scaricati di nuovo da zero, velocizzando notevolmente il caricamento. Per siti basati su piattaforme come WordPress, esistono plugin specifici (ad esempio, W3 Total Cache, WP Super Cache) che gestiscono il caching in modo efficace.

La Grande Differenza:

Un sito web veloce porta a una significativa riduzione del tasso di abbandono, a utenti più soddisfatti e a sessioni di navigazione più lunghe. Google considera la velocità del sito un segnale di ranking positivo, specialmente con l’introduzione di metriche come i Core Web Vitals, che misurano specifici aspetti dell’esperienza utente legati alla velocità e alla reattività. La velocità è quindi un prerequisito che può amplificare l’efficacia di tutti gli altri sforzi di ottimizzazione on-page: se una pagina è troppo lenta, l’utente potrebbe non arrivare mai ad apprezzarne il titolo accattivante o il contenuto ben scritto.


Tabella Riepilogativa: “I Tuoi Piccoli Trucchi SEO a Portata di Mano”

Per aiutarti a tenere a mente i punti chiave, ecco una tabella riassuntiva dei trucchi che abbiamo esplorato:

Trucco SEO On-PageIl Piccolo Gesto da Fare (La Sintesi)La Grande Differenza che Fa (Il Risultato Chiave)
Tag TitleKeyword all’inizio, conciso (55-60 caratteri), unico, accattivante.Migliora i clic (CTR), aiuta Google a capire l’argomento.
Meta DescriptionRiassunto persuasivo con keyword e CTA (150-160 caratteri), unico.Aumenta i clic dai risultati di ricerca, “vende” la pagina.
Header Tags (H1, H2…)Un solo H1 (titolo pagina), H2 per sezioni logiche, gerarchia.Migliora leggibilità per utenti e struttura per Google.
Uso Naturale KeywordInserisci keyword e varianti nel testo in modo scorrevole, no stuffing.Aiuta Google a capire il contenuto e a posizionarti meglio.
Ottimizzazione ImmaginiAlt text descrittivi (con keyword se utile), nomi file con trattini.Migliora accessibilità e la SEO delle tue immagini (Google Immagini).
Struttura URLBrevi, descrittive con keyword, trattini, minuscole, no parametri strani.Facilita comprensione per utenti e Google, migliora l’esperienza.
Link InterniCollega pagine correlate con anchor text descrittivo (con keyword).Aiuta navigazione, distribuisce “forza” (PageRank) tra le pagine.
Leggibilità ContenutoFrasi/paragrafi brevi, elenchi, linguaggio semplice, font chiari.Mantiene gli utenti sulla pagina, migliora l’esperienza utente.
(Bonus) Velocità SitoComprimi immagini, usa caching.Meno abbandoni, utenti più soddisfatti, segnale positivo per Google.

Conclusione: Piccoli Gesti, Grandi Risultati – La Tua SEO Inizia Ora!

Come si è visto, la SEO on-page non è un argomento riservato solo agli esperti super tecnici. I trucchi presentati in questo articolo sono, per la maggior parte, interventi semplici e di buon senso che chiunque gestisca un sito web può iniziare ad applicare. Ognuno di questi “piccoli gesti“, se implementato con attenzione e costanza, può davvero fare una “grande differenza” per la visibilità e l’efficacia del proprio sito.

L’obiettivo finale è sempre duplice: rendere le pagine chiare, utili e piacevoli per i visitatori umani, e allo stesso tempo fornire a Google (e agli altri motori di ricerca) tutti gli elementi necessari per comprendere appieno i contenuti e mostrarli alle persone giuste al momento giusto.

È importante ricordare che la SEO non è una scienza esatta e i risultati potrebbero non essere immediati. A volte è necessario sperimentare, monitorare i risultati (ad esempio, tramite strumenti come Google Search Console) e apportare aggiustamenti nel tempo. La SEO è un processo continuo di apprendimento e adattamento.

Non lasciarti intimidire: inizia scegliendo uno o due di questi trucchi, applicali alle tue pagine e osserva cosa succede. La tua avventura nel mondo della SEO on-page può iniziare oggi stesso. In bocca al lupo!

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